Francesco Guccini
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Nazionalità: Italia
Genere: Folk rock; Musica d'autore; Beat Periodo di attività: 1960 – in attività
Album pubblicati: 24 Studio: 16 Live: 6 Raccolte: 2 Sito web:
francescoguccini.it
Francesco Guccini (Modena, 14 giugno 1940) è
un musicista, scrittore, cantautore e attore italiano.
Fra i più
importanti e noti cantautori, il suo debutto ufficiale risale al 1967 con l'LP
Folk beat n. 1 (ma già nel 1960 aveva scritto L'antisociale); in una carriera
ultraquarantennale ha pubblicato oltre venti album di canzoni. È anche scrittore
e sporadicamente attore, autore di colonne sonore e di fumetti; si occupa
inoltre di lessicologia, lessicografia, glottologia, etimologia, dialettologia,
traduzione, teatro ed è autore di canzoni per altri interpreti.
È
ritenuto uno degli esponenti di spicco della scuola dei cantautori italiani; i
testi dei suoi brani vengono spesso assimilati a componimenti poetici, denotando
una familiarità con l'uso del verso tale da costituire materia di insegnamento
nelle scuole come esempio di poeta contemporaneo. Oltre all'apprezzamento della
critica, Guccini riscontra un vasto seguito popolare, venendo considerato da
alcuni il cantautore "simbolo", a cavallo di tre generazioni.
Fino alla
metà degli anni ottanta ha insegnato lingua italiana al Dickinson College,
scuola off-campus, a Bologna, dell'Università della Pennsylvania. Guccini suona
la chitarra folk, e la maggior parte delle musiche da lui composte ha come base
questo strumento.
Biografia
L'infanzia (1940-1950)
«
Cresciuto tra i saggi ignoranti di montagna,
che sapevano Dante a memoria
e improvvisavano di poesia... »
(da Addio, Stagioni, 2000)
Il cantautore nacque da Ferruccio Guccini, impiegato delle Poste,
originario dell'Appennino pistoiese, ed Ester Prandi, casalinga di Carpi, al n.
22 di via Domenico Cucchiari, a Modena, il 14 giugno 1940. Dopo l'entrata
dell'Italia nella seconda guerra mondiale, suo padre fu chiamato alle armi e
questo evento costrinse il piccolo Francesco ad andare a vivere con la madre
presso i nonni paterni, a Pàvana, sull'Appennino tosco-emiliano. Guccini
ricorderà più volte nelle proprie opere gli anni dell'infanzia trascorsi sulle
montagne dell'Appennino: proprio a Pàvana dedicherà inoltre il primo romanzo
Cròniche Epafàniche; molte delle sue canzoni attingeranno da questa
ambientazione montanara della quale ha più volte dichiarato di andare molto
fiero. Un forte senso di appartenenza ai luoghi di origine della sua famiglia,
che descriverà nel brano Radici, avrebbe segnato quindi la sua poetica,
divenendo un tema ricorrente dei suoi scritti e dei suoi brani, come ad esempio
in Amerigo, che narra la storia di povertà ed emarginazione di un prozio
emigrante. La fine della guerra riportò Guccini nei luoghi lasciati pochi mesi
dopo la nascita; nel 1945 tornò dunque a vivere con la madre a Modena, dove
l'anno successivo il padre, ritornato dalla prigionia, riprese il suo impiego
alle Poste.
L'adolescenza
(1950-1958)
A Modena, descritta con una certa amarezza
nella canzone Piccola città, Guccini trascorse la sua adolescenza che avrebbe
poi raccontato in Vacca d'un cane, suo secondo romanzo. Dopo la scuola
dell'obbligo, frequentò l'istituto magistrale Carlo Sigonio (curiosamente nella
stessa scuola del tenore Luciano Pavarotti), diplomandosi nel 1958. Questo
periodo non viene ricordato con felicità: la "fuga" da Pàvana lo mise di fronte
alla realtà modenese contro la quale si mosse anche nei suoi testi. Furono
questi anni intensi per la sua formazione culturale e musicale: nacquero in
questo contesto le storie delle sue canzoni che guardano alla società e al
quotidiano, i racconti e i dubbi per i quali si definì in un verso di Samantha
un «burattinaio di parole». Altri riferimenti a Modena si possono trovare in
Cencio (Quello che non, 1990), ove Guccini ricorda con toni nostalgici un amico
affetto da nanismo.
Il periodo
giovanile e gli inizi nel mondo musicale (1959-1966)
La
sua prima esperienza lavorativa di istruttore in un collegio a Pesaro terminò
con esito fallimentare, poiché fu licenziato dopo breve tempo. Di ben altro
spessore fu invece la sua esperienza alla Gazzetta di Modena: per due anni
ricoprì il ruolo di cronista, un'occupazione a sua detta «massacrante, dodici
ore di lavoro al giorno per ventimila lire al mese». In redazione ebbe diverse
mansioni, prestando attenzione soprattutto alla cronaca giudiziaria; tra i suoi
articoli è particolarmente rilevante un'intervista realizzata a Domenico Modugno
(reduce da due vittorie consecutive al Festival di Sanremo) nell'aprile del
1960, e proprio l'incontro con il cantautore pugliese spingerà Guccini (già
musicista e autore di brani rock'n'roll) a scrivere la sua prima canzone da
cantautore, L'antisociale.
Guccini mosse i primi passi nel mondo della
musica come cantante e chitarrista in un'orchestra da balera, di cui facevano
parte Pier Farri (che divenne in seguito suo produttore) alla batteria e Victor
Sogliani (futuro componente dell'Equipe 84) al sassofono, più un altro
chitarrista, Franco Fini Storchi. Il complesso, nato nel 1958, si chiamò
dapprima Hurricanes, poi Snakers e infine Gatti, dopo l'unione con i Marino's di
Alfio Cantarella: con gli Snakers Guccini scrisse le prime canzoni, Bimba guarda
come (il ciel sa di pianto), Roy Teddy Boy, Ancora, Viola come gli occhi di
Angelica, rock'n'roll sul modello dei brani di Peppino Di Capri e degli Everly
Brothers, che, uniti ad alcune reinterpretazioni del periodo, costituirono il
repertorio dell'orchestra. Per due anni il gruppo ottenne molti ingaggi, facendo
la stagione sulla riviera romagnola e suonando in tutto il nord Italia e anche
all'estero: proprio durante alcuni spettacoli in Svizzera Guccini si trovò ad
accompagnare come chitarrista Nunzio Gallo, noto vincitore del Festival di
Sanremo 1957 con Corde delle mia chitarra (in coppia con Claudio Villa).
Alla fine del 1961 la famiglia Guccini si trasferì a Bologna in via
Massarenti, e Francesco (iscrittosi all'Università di Bologna nella facoltà di
Lingue) per qualche tempo visse insieme ad Alfio Cantarella. Nel luglio 1962
Guccini partì per il servizio militare, che prestò a Lecce, alla Scuola di
Fanteria di Cesano di Roma e a Trieste. Come ricorda egli stesso, si trattò di
un'esperienza sostanzialmente positiva. Poco prima della partenza scrisse alcune
canzoni, molte delle quali poi cestinò «un po' per pudore un po' per vergogna»,
ritenendole null'altro che tentativi. Fra queste vi erano La ballata degli
annegati e Venerdì santo. Nel frattempo, durante l'assenza di Guccini, I Gatti
si erano uniti a un'altra formazione, i Giovani Leoni di Maurizio Vandelli, che
nel 1964 diede vita alla ben più nota Equipe 84; terminato il servizio militare,
Guccini rifiutò di entrarvi per continuare gli studi, che in seguito abbandonò a
un passo dalla laurea (nel 2002 gliene fu conferita una honoris causa in Scienze
della formazione). Per la sua maturazione musicale e artistica risultarono
decisivi gli ascolti (le «diete musicali», come le definì) del gruppo torinese
dei Cantacronache di Fausto Amodei, Sergio Liberovici e Michele Straniero; la
sua evoluzione artistica lo portò poi a interessarsi al beat (in quel periodo
scoprì Bob Dylan) e compose canzoni come Auschwitz (incisa con il sottotitolo La
canzone del bambino nel vento), È dall'amore che nasce l'uomo, portate al
successo dall'Equipe 84, che aveva già inciso L'antisociale a gennaio del 1966,
e Noi non ci saremo, incisa invece dai Nomadi.
Il debutto (1967-1971)
Nel 1967 la casa
discografica CGD gli propose di partecipare al Festival di Sanremo di quell'anno
come autore della parte musicale del brano Una storia d'amore. Per interpretarlo
furono scelte due cantanti di questa casa discografica, Caterina Caselli e
Gigliola Cinquetti ma la canzone non superò le selezioni. Come dichiarò Roberto
Vecchioni (che, in quel periodo, era uno degli autori della CGD), la casa
discografica gli impose due parolieri professionisti, Daniele Pace e Mario
Panzeri, per provare a modificare il testo della canzone, un'ingerenza che
Guccini tollerò malvolentieri e che lo indusse a rinunciare a ulteriori
collaborazioni.
La canzone fu comunque incisa dalle due cantanti: da
Gigliola Cinquetti nell'album La rosa nera e da Caterina Caselli in Diamoci del
tu. Il primo lavoro della sua carriera di cantautore – Folk beat n. 1 – arrivò
qualche mese dopo, nel marzo del 1967. Nel disco, che ebbe un riscontro
commerciale molto scarso (praticamente nullo, affermò Guccini), si intravedono
già dei tratti caratteristici del suo stile artistico, con canzoni dagli
arrangiamenti scarni e dai temi dolorosi come morte, suicidio, infimità sociale,
Olocausto e guerra (appare anche un originale esperimento di talking blues
"all'italiana", stile che avrebbe poi ripreso in un successivo brano inserito in
Opera buffa).
Francesco Guccini con la prima moglie Roberta Baccilieri
nel cortile della loro casa in via Paolo Fabbri 43, a Bologna nel 1971. La foto
venne successivamente usata come retrocopertina dell'album Radici del 1972. Tra
le canzoni incise ci furono anche tre di quelle già portate al successo dai
Nomadi e dall'Equipe 84, Noi non ci saremo, L'antisociale e Auschwitz ;
"Auschwitz" verrà poi tradotta in inglese e riproposta nel 1967 dall'Equipe 84
(come retro del 45 giri con 29th September, pubblicato solo in Gran Bretagna) e,
molti anni dopo, dal cantautore statunitense Rod MacDonald, nell'album "Man on
the Ledge" del 1994.
Vi è inoltre un'altra canzone, In morte di S.F.,
che sarà ridepositata in seguito alla Siae con il titolo mutato in Canzone per
un'amica, e con questo nuovo titolo sarà incisa nel 1968 dai Nomadi. Caterina
Caselli il 1º maggio 1967, poco dopo l'uscita del disco, lo invitò al programma
televisivo Diamoci del tu, presentato insieme a Giorgio Gaber: in
quest'occasione, che rappresentò il suo debutto televisivo, cantò Auschwitz;
nella stessa puntata, tra l'altro, fu ospite un altro giovane cantautore ancora
sconosciuto, Franco Battiato. Per la Caselli in quel periodo scrisse molti
brani, tra cui Le biciclette bianche, Incubo Nº 4, canzone inserita nel
musicarello L'immensità (La ragazza del Paip's), Una storia d'amore e Cima
Vallona (ispirata alla strage di Cima Vallona). Furono tuttavia i Nomadi (che
già nel 1966 avevano inciso una sua canzone, Noi non ci saremo), a portare al
successo nello stesso anno quella che divenne una delle canzoni più note di
Guccini: Dio è morto (fu pubblicata in contemporanea anche da Caterina Caselli,
con delle differenze nel testo). Fu un brano dal testo "generazionale" che per
l'universalità del suo contenuto superò ogni confinamento ideologico venendo
elogiata addirittura da Papa Paolo VI (fu trasmessa da Radio Vaticana, benché a
suo tempo censurata dalla RAI per blasfemia).
L'anno successivo Guccini
ritornò in sala di incisione, pubblicando un 45 giri con Un altro giorno è
andato/Il bello: la prima, una delle sue canzoni ritenute tra le più
caratteristiche, fu incisa di nuovo in versione acustica e con alcune piccole
modifiche nel testo nel 1970 e inserita in L'isola non trovata; la seconda
invece fu riproposta dal vivo in Opera buffa, dopo essere stata reinterpretata
due anni dopo da Lando Buzzanca; nel frattempo Guccini continuò l'attività di
autore, continuando a comporre brani per I Nomadi, Bobby Solo, Caterina Caselli
e altri artisti. Nel dicembre 1968 vi fu inoltre il suo debutto ufficiale dal
vivo, con un concerto tenuto al Centro Culturale la Cittadella della Pro
Civitate Christiana di Assisi, un centro culturale cattolico di tendenza
progressista. Nel biennio 1967-1968 si distinse anche per il lavoro di
pubblicitario nell'ambito del Carosello insieme a Guido De Maria, collaborando
agli slogan dell'Amarena Fabbri imperniate sui personaggi "Salomone pirata
pacioccone" e il suo aiutante "Manodifata". Sullo stesso personaggio scrisse
anche il testo della canzone per bambini, cantata da Le Sorelle, e fece
conoscere al grande pubblico, sempre grazie al Carosello, il vignettista Bonvi;
in seguito Guccini avrebbe ricordato questo periodo nel testo di Eskimo.
Nel 1970 fu la volta di Due anni dopo (registrato nell'autunno del
1969), album dai toni inquieti ed esistenziali, che lasciò da parte le tematiche
della protesta (eccetto per Primavera di Praga); fu accostato, per le tematiche
e i vocaboli alla poetica leopardiana, mostrando un artista ancora giovanile ma
già più maturo del precedente. Il centro narrativo del disco, dalla percepibile
influenza francese, è il tempo che passa e la vita quotidiana analizzata nella
dimensione dell'ipocrisia borghese. Con questo album ha inizio una
collaborazione, che durerà circa un decennio, con la folksinger di origini
americane Deborah Kooperman la quale, pur non essendo una vera chitarrista,
impreziosirà da quel momento parecchi suoi dischi con caratteristici arpeggi
fingerpicking, uno stile allora poco conosciuto e usato nel nostro Paese. Subito
dopo l'uscita di Due anni dopo, Guccini lasciò in Italia, ma senza rinunciarci,
la sua fidanzata Roberta Baccilieri (per la quale aveva scritto Vedi cara) e
partì per gli USA insieme a Eloise Dunn, una ragazza conosciuta al Dickinson
College di Bologna dove insegnava (alla quale anni dopo dedicò la canzone 100
Pennsylvania Ave). Conclusasi anche questa relazione, tornò in Italia con la
caratteristica barba, che da quel momento non si tagliò più. Si riconciliò con
Roberta Baccilieri e con lei andò in vacanza all'isola di Santorini: è in
quest'occasione che fu scattata la fotografia presente sul retro di Stanze di
vita quotidiana, usata poi sia per la copertina di Via Paolo Fabbri 43 sia,
ancora oggi, per i manifesti pubblicitari dei suoi concerti.
In autunno
iniziò le registrazioni di un nuovo disco, e così a undici mesi da Due anni dopo
fu pubblicato L'isola non trovata. Il titolo dell'album, che è anche quello di
una canzone, è un riferimento a Guido Gozzano; altra citazione letteraria
presente nel disco fu quella di J.D. Salinger in La collina. Altri brani di
rilievo del disco furono Un altro giorno è andato (reincisa dopo due anni),
L'uomo e L'orizzonte di K.D. (Karen Dunn, la sorella di Eloise). La notorietà di
Guccini iniziò a diffondersi anche al di fuori di Bologna, passando dalle
osterie al teatro: fu di questo periodo la sua partecipazione al programma
televisivo Speciale tre milioni, dove presentò alcune sue canzoni (tra cui La
tua libertà, all'epoca inedita, incisa nel 1971 ma pubblicata soltanto nel 2004
come bonus track dell'album Ritratti), e dove divenne amico di Claudio Baglioni.
Nel 1971, dopo alcuni mesi di convivenza, sposò la sua storica fidanzata,
Roberta Baccilieri (raffigurata sul retro di copertina dell'album successivo e
alla quale dedicò la canzone Eskimo).
Il successo (1972-1980)
Il vero salto
artistico e qualitativo si ebbe nel 1972 con Radici, che contiene alcune delle
sue canzoni più conosciute; innanzitutto La locomotiva, canzone tratta da una
vicenda reale, in cui Guccini affronta il tema dell'uguaglianza, della giustizia
sociale e della libertà, ricalcando lo stile di autori di musica anarchica di
fine Ottocento. Il filo conduttore dell'album, come suggerisce il titolo, è
l'eterna ricerca delle proprie radici, simboleggiata anche dalla copertina del
disco dove, sullo sfondo del cortile della vecchia casa di montagna, sono
raffigurati sul fronte i nonni e i prozii di Guccini (tra cui anche Enrico, la
cui vicenda verrà raccontata anni dopo in "Amerigo"). La critica definì l'album
contemplativo e onirico: canzoni come Incontro, Piccola Città, Il vecchio e il
bambino, La Canzone della bambina portoghese e Canzone dei dodici mesi sono i
brani di maggior rilievo di un lavoro che viene ritenuto tra le sue vette
artistiche. Nello stesso anno Guccini porta alla EMI Italiana un giovane
cantautore suo concittadino di cui ha ascoltato alcune canzoni che l'hanno
colpito: si tratta di Claudio Lolli, con cui in futuro collaborerà nella stesura
di due canzoni (Keaton e Ballando con una sconosciuta), che deve proprio a
Guccini l'inizio della sua attività artistica.
Nel 1973 fu la volta di
Opera buffa, disco registrato all'Osteria delle dame di Bologna e al Folkstudio
di Roma, goliardico e spensierato, che mette in luce le sue qualità di
cabarettista, ironico e teatrale, colto e canzonatorio. L'idea di incidere
canzoni dal vivo di questo genere in realtà non fu mai accettata di buon grado
da Guccini, il quale ebbe perplessità sulla pubblicazione di questo disco e sul
brano I Fichi, contenuto nell'album D'amore di morte e di altre sciocchezze.
Nonostante ciò il disco live (con sovraincisioni realizzate in studio) è una
testimonianza indicativa del modo in cui Guccini ha sempre affrontato i concerti
nel corso della sua carriera. Il suo tipico modo di fare cabaret si rinnova
sempre nei suoi spettacoli, che diventano delle vere e proprie esibizioni
teatrali in cui il protagonista dialoga e si confronta con il pubblico; questa
sua vena cabarettistica è resa evidente in numerose canzoni, come L'avvelenata,
Addio, Cirano, Il sociale e l'antisociale, ecc.
Seguì l'anno successivo
Stanze di vita quotidiana, un album controverso e di difficile ascolto, che
riscontrò pareri contrastanti di pubblico e critica. Il disco, composto da sei
lunghi brani malinconici e struggenti, rispecchiò il periodo di crisi profonda
che Guccini stava vivendo, aggravata dai continui dissidi con il produttore Pier
Farri e ricevette delle critiche impietose: si ricorda soprattutto una dura
catilinaria del critico Riccardo Bertoncelli, che senza mezzi termini bollò il
cantautore come «un artista finito, a cui non resta più nulla da dire». Guccini
rispose a questa accusa qualche anno dopo, con L'avvelenata. Solo a distanza di
molti anni fu riconosciuto il valore artistico di questo disco. A testimonianza
di ciò, il testo di Canzone per Piero fu inserito tra le fonti della prima prova
dell'esame di Stato del 2004. Il "tema del saggio" era l'amicizia e Francesco
Guccini, a tal proposito, si disse fiero di figurare in mezzo a Dante e
Raffaello. Parlando del testo della canzone, si evidenzia come la sua fonte
(conscia o inconscia) sia il dialogo di Plotino e Porfirio, contenuto nelle
Operette morali di Giacomo Leopardi. Nel resto del disco lasciarono il segno
vocaboli leopardiani e temi della quotidianità.
Il successo commerciale
di Guccini arrivò nel 1976. È l'anno di Via Paolo Fabbri 43, album che sarebbe
poi risultato tra i cinque più venduti dell'anno. La voce si fece più matura,
decisa e sicura di sé e la struttura musicale dell'LP più complessa dei
precedenti. Come risposta alle critiche indirizzate a Stanze di vita quotidiana,
soprattutto a quelle di Bertoncelli (citato nella canzone), scrisse come detto
L'avvelenata, un brano che evidenzia un Guccini rabbioso e deciso a rispondere
"vivacemente" a chi lo aveva aspramente criticato. In seguito Guccini mostrerà
una certa ritrosia a eseguire questa canzone dal vivo, in parte perché troppo
sponsorizzata dal pubblico e in parte perché a suo dire "datata" nei contenuti.
Altra canzone rappresentativa fu quella che diede il titolo al disco. Via Paolo
Fabbri 43 è un'astratta descrizione della vita di Guccini nella sua residenza di
Bologna, con gli abituali riferimenti ad artisti a lui cari, come Borges e
Barthes e una citazione delle "tre eroine della canzone italiana", Alice,
Marinella e la «piccola infelice Lilly», una frecciatina amichevole rivolta a De
Gregori, De André e Venditti; questa a sua detta, assieme a L'avvelenata e a Il
pensionato, è una delle canzoni a cui è più legato. Non mancano nel disco
momenti di lirismo: Canzone quasi d'Amore dalla poetica esistenziale è ritenuta
da molti un esempio delle vette raggiungibili dal "Guccini poeta". Il suo tratto
da cantastorie sarebbe tornato anche ne Il pensionato, ballata che narra di un
suo anziano vicino, ma che sarebbe sfociata tra i versi in un excursus sulla
triste situazione psicologica di alcuni anziani. L'album successivo, pubblicato
due anni dopo, fu Amerigo (1978), la cui canzone più famosa è certamente Eskimo,
Tuttavia, Guccini stesso intravide il momento più riuscito proprio nel brano che
dà il titolo al disco: una ballata dedicata a uno zio emigrante a lui caro.
Il 6 ottobre 1977 la rivista settimanale Grand Hotel gli dedicò una
copertina dal titolo: Il padre che tutti i giovanissimi avrebbero voluto avere;
in realtà l'iniziativa avvenne a sua insaputa, come raccontò il vicedirettore
del settimanale: «Guccini non sapeva della copertina; l'intervista è stata fatta
da un collaboratore che non gli aveva detto che sarebbe finita sul nostro
settimanale, ma non penso che per questo Guccini sia andato in bestia». Guccini
non fu entusiasta dell'iniziativa, e dichiarò: «Non capisco come gli sia venuto
in mente, quel titolo, io scrivo canzoni per un pubblico di trentenni, non
capisco come un pubblico di sedicenni appena usciti dal liceo possa trovare
delle affinità con le cose che dico». Sempre a questo proposito, si ricorda un
episodio curioso: durante un concerto tenuto qualche giorno dopo la
pubblicazione dell'articolo, alcuni spettatori delusi iniziarono a schernirlo
per essere finito su una rivista femminile, ma Guccini non si scompose e
ribatté: «Questo è niente, vedrete quando scriveranno "Liz Taylor grida a
Guccini: rendimi il mio figlio segreto"!»
Nel frattempo, nello stesso
anno, si separò dalla moglie Roberta (scrivendo sulla vicenda la canzone Eskimo)
e iniziò una convivenza con Angela, con cui, nel 1978, ebbe una bambina, Teresa
(a cui anni dopo avrebbe dedicato le canzoni Culodritto, ed E un giorno...).
Guccini salutò gli anni settanta con Album concerto, registrato dal vivo con i
Nomadi. La particolarità di questa raccolta fu l'interpretazione a due voci con
Augusto Daolio e la presenza nel disco di canzoni da lui scritte ma mai incise
in precedenza: Noi, Per fare un uomo e soprattutto Dio è morto. Il 1979 è anche
l'anno della partecipazione di Guccini, il 14 giugno, a 1979 Il concerto -
Omaggio a Demetrio Stratos, per ricordare l'amico deceduto pochi giorni prima;
durante la manifestazione musicale Guccini canta Per un amico, che è in realtà
In morte di S.F. dedicata a Stratos.
Metropoli, viaggi e ritratti (1981-1989)
Ormai da anni Guccini vive stabilmente a Pàvana (Pistoia) e solo
saltuariamente si reca a Modena o Bologna dove, comunque, possiede casa. Guccini
aprì gli anni ottanta con Metropolis, album al quale, al pari di Stanze di vita
quotidiana, ha affermato di essere meno legato. Il filo conduttore della
raccolta è la descrizione di alcune città dal preciso valore simbolico:
Bisanzio, Venezia, Bologna e Milano. La storia delle città e soprattutto il
disagio della vita nella polis si intrecciano in un gioco di vicende storiche e
di rimandi dal significato simbolico. Gli arrangiamenti si fecero più corposi,
ormai distanti dagli stereotipi folk; compaiono infatti incroci di sax e
chitarra, basso e batteria, zufoli, clarinetti, flauti. Torna il tema del
viaggio o meglio ciò che egli definisce «l'impossibilità e l'inutilità di
viaggiare». Nel disco Guccini riprese una canzone dell'Assemblea musicale
teatrale, scritta da Gian Piero Alloisio e Bruno Biggi, Venezia (a cui apporta
alcune piccole modifiche al testo). Spicca, fra i brani del disco, Bisanzio,
complessa composizione definita da Jachia «commovente e sognante».
Bisanzio fu rappresentata da Guccini come un affascinante ma angosciante
crocevia al limite tra due continenti e due ere, con toni talvolta apocalittici.
Il protagonista stesso, tale Filemazio (in cui molti scorgono lo stesso
Guccini), percepisce la decadenza della sua civiltà, in un parallelo con quella
occidentale, e l'avvicinarsi della fine. La canzone è ambientata all'epoca
dell'imperatore Giustiniano I (483-565), con molti riferimenti storici a quel
periodo, che Guccini stesso ha spiegato più volte; da citare inoltre per il
brano l'ispirazione dall'opera Storia segreta di Procopio di Cesarea. Altri
brani degni di nota nel disco furono la poetica Venezia e la ballata Bologna.
Nello stesso anno della pubblicazione di Metropolis, Guccini è autore, con
Giorgio Gaber, Sandro Luporini e Gian Piero Alloisio, dello spettacolo Gli
ultimi viaggi di Gulliver, messo in scena dallo stesso Alloisio con Ombretta
Colli; sempre nel 1981 scrive la canzone Parole, incisa da Alloisio nel suo
album Dovevo fare del cinema (in cui è presente anche una canzone dello
spettacolo, appunto Gulliver, che lo stesso Guccini inciderà nell'album
Guccini).
Anche il successivo disco (Guccini) trattò le stesse tematiche
del precedente, tra cui spicca il tema del viaggio e del disagio metropolitano
rappresentati in Gulliver e in Argentina. Un brano «classico» di Guccini divenne
Autogrill, canzone che narra di un amore sfiorato. Ricercata e particolare
risultò essere Shomèr ma mi llailah? ("Sentinella, quanto resta della notte ?")
tratta dalla Bibbia (Isaia 21, 11). Altra traccia da ricordare è Inutile, che
racconta la giornata passata a Rimini, in marzo, da due fidanzati. Il tour che
seguì questo disco fu il primo in cui si esibì con un gruppo: fino ad allora,
Guccini suonò da solo o accompagnato da uno o due chitarristi (all'inizio dalla
Koopermann, poi da Biondini e infine da Villotti e Biondini). Seguì, nel 1984,
l'album Fra la via Emilia e il West. Molti dei suoi successi sono qui presentati
dal vivo, principalmente da un concerto in piazza Maggiore a Bologna dove
Guccini era accompagnato, oltre che dalla band, da ospiti illustri come Giorgio
Gaber, Paolo Conte, I Nomadi, Roberto Vecchioni e l'Equipe 84, riformatasi per
l'occasione.
Il 1987 fu l'anno di Signora Bovary, un album la cui
particolarità risiede nelle varie canzoni come ritratti di personaggi della vita
di Guccini. Van Loon è suo padre, Culodritto è la giovane figlia Teresa (nata
nel 1978), Signora Bovary è lui stesso. La canzone Keaton fu scritta dall'amico
cantautore Claudio Lolli, con delle modifiche di Guccini, che la firmò come
coautore. Il disco segnò un importante cambio di rotta, soprattutto per quel che
riguarda la composizione musicale. Si tratta di un lavoro raffinato, con melodie
e arrangiamenti più complessi. Colpisce su tutte Scirocco, canzone, tra l'altro,
che ha ricevuto vari riconoscimenti; racconta un episodio della vita di Adriano
Spatola, detto Baudelaire (poeta amico di Guccini, che lo aveva già citato in
Bologna), e della sua separazione da Giulia Niccolai. Nel 1988 Guccini pubblicò
un disco di sue canzoni degli anni sessanta riarrangiate per l'occasione con
l'aggiunta dell'inedito Ti ricordi quei giorni. Nel titolo cita il romanzo
Vent'anni dopo, chiamandolo Quasi come Dumas, che fu registrato dal vivo, nel
1988, al Palatrussardi di Milano, al Palasport di Pordenone e al Teatro
dell'Istituto Culturale dell'Ambasciata d'Italia a Praga.
Negazioni, amori e dubbi (1990-1999)
Quello che non... (1990) è un album all'insegna della continuità poetica
con il precedente, nel quale Guccini interpreta una raccolta di canzoni tra cui
spiccano Quello che non e La canzone delle domande consuete, il cui valore
poetico e letterario fu ulteriormente confermato dal premio di "miglior canzone
dell'anno" dal Club Tenco. Tre anni dopo (1993) fu la volta di Parnassius
Guccinii (dal nome dell'omonima farfalla dedicata al cantante emiliano) dove
spicca Samantha, storia di un amore non realizzato a causa delle convenzioni
sociali, e Farewell, ballata dal sapore dylaniano: in quest'ultimo brano vi è un
omaggio e una citazione diretta della canzone Farewell Angelina di Bob Dylan,
della quale viene riportato un verso (The triangle tingles, and the trumpet
plays slow) e l'introduzione strumentale iniziale; il titolo a sua volta ricorda
la stessa ed è un riferimento alla sua compagna Angela, raccontando la fine del
loro amore. Come afferma Jachia, «lo sforzo gigantesco, poetico e culturale, di
Guccini è stato quello di aprire la più alta tradizione della poesia italiana
alla ballata di derivazione dylaniana». Della raccolta facevano parte anche
Canzone per Silvia, scritta per Silvia Baraldini, e Acque, seconda canzone su
commissione di Guccini (dopo Nené del 1977), richiesta da Tiziano Sclavi e
inserita nel film Nero.
Tre anni dopo (1996) fu il turno di D'amore di
morte e di altre sciocchezze, altro successo di vendite. Intensi e lirici sono i
versi di Lettera dedicata a due amici scomparsi: Bonvi e Victor Sogliani. Tra le
canzoni di maggior successo del disco spicca Cirano (scritta da Giancarlo
Bigazzi per la musica e da Beppe Dati per il testo, che viene comunque cofirmato
da Guccini a causa di modifiche operate), liberamente ispirata alla nota opera
teatrale, una canzone che lo stesso Guccini definisce di «serietà giullaresca».
Tra le altre si ricordano la goliardica I Fichi (in realtà già presentata in
televisione vent'anni prima, nella trasmissione Onda libera su Rai 2, condotta
da Roberto Benigni); Vorrei, dedicata alla nuova compagna Raffaella Zuccari;
Quattro stracci, che narra dell'amore finito per Angela, ma in maniera molto più
dura rispetto a Farewell del disco precedente; Stelle, sul senso d'impotenza e
di piccolezza dell'uomo di fronte alle meraviglie del cielo notturno. Nel 1998
la sua casa discografica, la EMI Italiana, per celebrare il suo trentennale,
pubblicò una serie di dischi dal vivo dei suoi artisti più rappresentativi, fra
cui Guccini live collection. Il cantautore diede il benestare alla pubblicazione
ma non fu coinvolto nel progetto e si lamentò molto per un vistoso errore
grammaticale sulla copertina.
Personaggi e racconti (2000-2012)
Guccini
possiede una voce fonda e baritonale con un percepibile rotacismo (la "erre
arrotata"). Il cantautore inaugurò il XXI secolo con Stagioni, album che ha come
tematiche i diversi cicli temporali che attraversano lo scorrere degli anni. Tra
i brani Autunno, Ho ancora la forza (scritta con Ligabue), Don Chisciotte (in
cui Guccini duetta con il suo chitarrista impersonando il celebre personaggio di
Miguel Cervantes) e Addio, da molti definita una nuova Avvelenata, ma con echi
di maturità e dell'universalità del messaggio. Anche Stagioni e il rispettivo
tour ebbero un ottimo successo; in parte inattesa fu soprattutto la grande
affluenza di un pubblico molto giovane, che consacrò Guccini come un "artista di
riferimento" di tre generazioni. Si ricordano soprattutto le parole di Cerami
che si diceva «stupito, quasi incredulo, e soprattutto felicissimo di vedere
migliaia di ragazzini ai suoi concerti.» Il disco uscì anche su vinile, in
un'edizione speciale a tiratura limitata. Alcuni brani del disco successivo,
Ritratti (2004), sono caratterizzati da dialoghi immaginari con personaggi
storici come Ulisse, Cristoforo Colombo, Che Guevara; Odysseus, che apre il
disco, ha un testo ritenuto da alcuni tra i migliori della sua carriera, con
versi profondi che richiamano la sensazione del viaggio e numerose citazioni.
L'album prosegue, passando da Una canzone, fino a un brano dedicato a
Carlo Giuliani, il ragazzo deceduto nel 2001 negli scontri del G8 di Genova.
L'inedito inserito nel disco (La tua Libertà, 1971) rievoca le atmosfere de
L'isola non trovata, mentre il brano Vite, ballata esistenziale tipicamente
gucciniana, era da lui già stata composta per poi essere incisa da Adriano
Celentano con alcuni tagli atti a ridurne la lunghezza. Ritratti ha fatto
rilevare, oltre all'apprezzamento della critica musicale, anche un buon successo
di vendite: il CD nel giorno di lancio, balzò subito per due settimane al primo
posto della classifica FIMI, rimanendovi in totale diciotto settimane. Nel 2005
uscì il disco dal vivo Anfiteatro Live, registrato l'anno precedente
nell'anfiteatro di Cagliari. Il doppio CD è accompagnato anche da un DVD che
ripropone integralmente il medesimo concerto. Le vendite furono ottime: il DVD
restò nella classifica ufficiale FIMI per ventidue settimane, al primo posto per
un mese. Il 2006 fu un anno dove si parlò molto di Guccini, e non solo per la
sua attività artistica: ricevette infatti un voto in occasione dell'elezione del
Presidente della Repubblica Italiana. Fu pubblicata la raccolta tripla
celebrativa dei suoi 40 anni di carriera, rappresentata da 47 canzoni presenti
nella sua The Platinum Collection. Il 3 aprile dello stesso anno, Guccini,
pubblicò per la EMI France Nella Giungla, un brano singolo che tratta del
rapimento di Ingrid Betancourt, traduzione di una canzone scritta da Renaud
Sechan nel 2005, con musiche di Jan Pierre Bucolo. Sempre nel 2006 presentò la
Compagnia Teatrale Pavanese impegnata nella Aulularia di Plauto, da lui tradotta
dal latino nel dialetto del suo paese. Il 30 marzo 2007 ricevette a Catanzaro il
"Riccio d'Argento" della rassegna Fatti di musica diretta dal promoter musicale
Ruggero Pegna, riservato ai più grandi autori italiani; in ottobre uscì invece
in libreria la biografia ufficiale di Guccini, "Portavo allora un Eskimo
innocente" di Massimo Cotto (Giunti Editore). Nel tour dello stesso anno Guccini
presentò una nuova canzone sulla resistenza (Su in collina), che verrà
presumibilmente inserita nel prossimo album, attualmente in lavorazione.
Nel marzo del 2010 la Mondadori pubblica Non so che viso avesse,
un'autobiografia di Guccini che contiene, nella seconda parte del volume, un
saggio critico curato dal professore Alberto Bertoni. All'interno dell'album
Arrivederci, mostro! di Luciano Ligabue è contenuto il brano "Caro il mio
Francesco", una dedica del cantautore di Correggio al suo collega, nonché amico,
Francesco Guccini. Nel testo traspaiono evidenti critiche nei confronti di una
parte dell'ambiente musicale, colpevole di snobismo ed incoerenza. Il 28
settembre 2010 è inoltre uscita "Storia di altre storie", nuova raccolta del
cantautore modenese, contenente canzoni scelte da Guccini stesso, oltre ad una
nota introduttiva firmata da Riccardo Bertoncelli (citato ai tempi de
"L'avvelenata").
Il 2010 è anche l'anno in cui una nuova specie di
pianta viene dedicata a Guccini dal botanico Davide Donati: si tratta di un
cactus messicano, Corynopuntia guccinii. Divertenti sono le circostanze che
hanno portato alla dedica, come racconta Donati: nel 2008, solo, in mezzo ad una
piana desertica del Messico, stava ascoltando musica per ravvivare un po'
l'esplorazione. Durante "Incontro" di Guccini incontrò la pianta sconosciuta,
notando a proprie spese che, grazie alle sue tremende spine, "non perdona e
tocca". Nel giugno 2010, quasi in occasione dei 70 anni di Guccini, la pianta
schiuse un fiore rosso vino, cosa quasi unica per le Corynopuntia, cactus
generalmente a fiore giallo. "Non potevo dedicarla ad altri" scrive Donati
nell'articolo botanico.
Il 21 aprile 2011 il cantautore sposa in seconde
nozze Raffaella Zuccari, sua compagna di vita negli ultimi quindici anni. Nel
2012 Guccini torna in sala d'incisione, cantando nell'album di Enzo Avitabile
Black tarantella la parte di testo in dialetto emiliano (scritta dallo stesso
cantautore) della canzone Gerardo nuvola ‘e povere, storia della morte bianca di
un lavoratore emigrato dal sud in Emilia. A giugno il cantautore decide di
aderire (con i Nomadi, Laura Pausini, Luciano Ligabue, Cesare Cremonini, Nek e i
Modena City Ramblers) al Concerto per l'Emilia, che si terrà a Bologna il 25
giugno allo Stadio Renato Dall'Ara per raccogliere fondi per aiutare le
popolazioni colpite dal sisma.
La
poetica
Guccini si racconta; il cantautore è solito
intrattenersi con il pubblico durante i suoi spettacoli. La poetica di Guccini,
apprezzata al giorno d'oggi da più voci e da celebri autori letterari, è estesa
in una vastissima carriera musicale, entro la quale si possono individuare però
delle caratteristiche comuni. Guccini è solito utilizzare diversi registri
linguistici, da quello aulico a quello popolare; nei suoi testi si possono
trovare citazioni di grandi autori, viene toccata un'enorme quantità di temi per
giungere a delle conclusioni morali. Leggendo tra i suoi testi è possibile
tracciare le basi del suo pensiero: l'uso di differenti piani di lettura, il suo
esistenzialismo, il tono metafisico, i suoi ritratti di personaggi ed eventi.
«Quella di Guccini è la voce di quello che un tempo
si diceva il "movimento".
Oggi, semplicemente una voce di gioventù. E cioè di
granitica coerenza con il proprio
linguaggio e pensiero. Nella sua opera c'è
un discorso interminabile:
sull'ironia, sull'amicizia, sulla solidarietà.
»
Guccini e la
politica
La sua risaputa vicinanza alla sinistra italiana
è stata in più occasioni ripresa dalla stampa in maniera più o meno critica. Lo
stesso Guccini esprimerà, nella celebre L'avvelenata, il suo pensiero sui
rapporti tra le canzoni e l'azione politica:
« Però
non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia »
(da L'avvelenata)
Se è vero infatti che alcune sue composizioni sono
socialmente impegnate, è altrettanto vero che la gran parte dei suoi successi
derivano dall'elevato valore artistico e letterario che i suoi brani dimostrano.
Tuttavia un personaggio come Guccini non è inscrivibile in un determinato quadro
politico istituzionale; egli stesso (come l'amico Fabrizio De André) si
definisce anarchico, ma anche socialista di matrice liberale e sostiene di aver
votato, in origine, per il Psi, prima dell'avvento di Craxi, poi per il Pds e i
Ds.
In realtà ha spesso espresso le sue posizioni, rivolte verso l'area
moderata del centrosinistra; ad esempio, ecco quello che ha dichiarato in
un'intervista: «Ripeterebbe ancora quel "resistere, resistere, resistere"
rivolto mesi fa a Prodi?» «Certo: piuttosto che niente è meglio il piuttosto.
Non esistono alternative, se non peggiori». Come vede il Partito democratico?
«Lo vedrei bene, se mai si facesse. Comunque, voto Ds». Ha mai votato Pci? «No,
prima di Craxi votavo Psi. Non sono mai stato estremista, anche adesso non amo
la sinistra radicale, quella che mette i bastoni tra le ruote al premier».
Nell'autunno del 2011, in occasione delle elezioni primarie per la scelta del
candidato sindaco del centrosinistra di Porretta Terme, il cantautore si schiera
a favore del candidato indipendente sostenuto da Sinistra Ecologia e Libertà e
questo fatto è stato prevalentemente interpretato come un avvicinamento al
movimento politico guidato da Nichi Vendola.
Nei suoi testi, la presa di
posizione politica emerge nelle seguenti canzoni: La locomotiva, (che è allo
stesso tempo un racconto storico), Primavera di Praga del 1969, che è una
critica dell'occupazione militare sovietica in Cecoslovacchia dell'anno
precedente, Piccola storia ignobile del 1976 (canzone a favore della legge
sull'aborto), Nostra signora dell'ipocrisia del 1993, Canzone per Silvia del
1993 (dedicata a Silvia Baraldini), Don Chisciotte del 2000, Stagioni del 2000,
Canzone per il Che del 2004 (dedicata a Che Guevara), Piazza Alimonda del 2004
(dedicata agli eventi del G8 di Genova), Il Testamento di un Pagliaccio tour
2008-2010, Su in collina tour 2008-2011 (dedicata ai Partigiani).
Guccini e la scrittura
Guccini e i libri
« Non sono libri facili, i romanzi di Guccini, anche se,
naturalmente,
essendo libri profondamente legati al suo modo di raccontare,
al suo mondo poetico, anche di primo acchito sono pur sempre
libri
appassionanti non solo perché imprevedibili nelle soluzioni
linguistiche
e stilistiche, ma più ancora perché questi romanzi sono
profondamente legati
tematicamente al nostro passato prossimo di ex
contadini e miserabili
neo-urbani, legati dunque al tempo antico, e in
qualche modo fiabesco,
dei nostri genitori e più ancora dei nostri nonni...
»
(Paolo Jachia)
Nella sua attività quasi ventennale di
scrittore ha pubblicato diversi libri; ha collaborato alla stesura, assieme ad
altri autori, di scritti di saggistica e narrativa, interessandosi a svariate
tematiche, fra cui quelle relative ai diritti civili (occupandosi del caso di
Silvia Baraldini) e all'arte del fumetto. Guccini si è prestato con buoni
riscontri alla scrittura in tutte le sue forme, con excursus nel genere Noir
(con Loriano Macchiavelli ha creato il personaggio del maresciallo Benedetto
Santovito), oltre a una trilogia di scritti autobiografici, ove spiccano le sue
capacità di etimologo, glottologo e lessicografo.
Cròniche Epafàniche,
pubblicato da Feltrinelli nel 1989, è il primo romanzo di Guccini e una delle
sue opere di maggior successo. Pur non presentandosi come biografia dell'autore,
il libro diventa autobiografico, trattando infatti vicende passate di Pàvana, il
paese "simbolo" dell'infanzia del cantautore modenese. Guccini cerca nel testo
di mitizzare ogni suo ricordo, di rendere unico e avvincente ogni racconto
tramandatogli dagli anziani dei monti sull'Appennino tosco-emiliano, e i
risultati della sua "accuratezza filologica" vengono apprezzati dalla critica.
Sono stati dei best seller anche i suoi due romanzi successivi, Vacca d'un cane
e Cittanova blues, entrambi riguardanti i diversi periodi della sua esistenza.
Se infatti Cròniche Epafàniche racconta l'infanzia e il periodo
fanciullesco nella "sua" Pàvana, Vacca d'un cane narra del periodo successivo,
quello in cui un Guccini adolescente ormai stabilmente a Modena (città da lui
mai veramente amata) scopre di non essere "uno tra tanti", ma contemporaneamente
diventò cosciente di come la provincialità della sua città natale massacrata
dalla guerra, sarebbe stata un ostacolo per la sua crescita intellettuale.
Infatti si trasferì presto a Bologna, che rappresentò la scoperta del mondo, il
sogno americano. Ed è quest'ultimo capitolo che è narrato nelle vicende di
Cittanòva Blues, che va a chiudere la trilogia autobiografica. Nel 1998 Guccini
pubblica il Dizionario del dialetto di Pàvana, la città della sua infanzia, nel
quale si può notare tutta la sua capacità di dialettologo e traduttore.
Diverse altre opere sono successivamente venute alla luce in
collaborazione con Macchiavelli: Macaroni, Un disco dei Platters, Lo spirito e
altri briganti, Tango e gli altri. I gialli scritti con lui a quattro mani
narrano principalmente delle storie del maresciallo Santovito, diventato un
personaggio di punta del giallo italiano, e acquistano dall'affermato giallista
i toni classici di questo tipo di opera. L'influenza di Guccini si nota invece
per quanto riguarda la forma della narrazione, la capacità di creare una
raffinata costruzione nell'ambientazione storica, le peculiarità linguistiche
che ne hanno decretato il successo anche nel mondo della narrativa.
Guccini e il fumetto
Guccini è sempre stato un amante dei fumetti, come testimoniato anche da
alcuni testi di canzoni, oltre che autore e sceneggiatore di diversi libri a
fumetti come Vita e morte del brigante Bobini detto «Gnicche» disegnato da
Francesco Rubino, edito dalla Lato Side, Lo sconosciuto, con le illustrazioni di
Magnus, e sceneggiatore di Storie dello spazio profondo, disegnate dall'amico
Bonvi, pubblicate a partire dal 1969 sulla rivista Psyco e in seguito ristampate
dalla Mondadori e da altri editori.
La vicenda raccontata nel libro
creato con Rubino è quella vera di un brigante vissuto nella seconda metà
dell'Ottocento nelle campagne nei dintorni di Arezzo e nel Casentino; Gnicche
(questo nomignolo è anche entrato in un proverbio di quella zona, «Sei peggio di
Gnicche»). La particolarità è che Guccini ha l'occasione di comporre alcune
ottave in rima che nel fumetto vengono recitate da un contadino cantastorie,
Giovanni Fantoni, per raccontare le vicende del brigante; frequenti le parole
dialettali. Dal punto di vista del disegno, Rubino si ispira a fumettisti come
Gianni De Luca (ritenuto da alcuni uno dei grandi innovatori del fumetto
italiano), e in qualche vignetta ha anche modo di disegnare un cantastorie molto
simile a Guccini. Il volume fu pubblicato nel dicembre del 1980 dalle edizioni
Lato Side, e la copertina fu realizzata da Lele Luzzati; non è stato mai più
ristampato.
Nel 2008 una caricatura di Guccini firmata Massimo Cavezzali
trova posto nel volume I maledetti del rock italiano Segni e suoni di strada da
Clem sacco ai 99 Posse (edizioni Del Grifo), catalogo della mostra di tavole
originali dedicate ai rinnovatori della scena musicale italiana, con saggi di
Vincenzo Sparagna, Luca Frazzi (Rumore), Freak Antoni e Giuseppe Sterparelli
ideatore dell'evento.
Guccini e il
cinema
L'attività di Guccini nel cinema, come attore o
autore di colonne sonore, iniziò nel 1976 e non è mai stata particolarmente
intensa ma è comunque costante e si è incrementata negli anni 2000. La sua prima
apparizione come attore fu in occasione del film Bologna. Fantasia, ma non
troppo, per violino di Gianfranco Mingozzi del 1976. Si trattava di una puntata
della serie televisiva Raccontare la città dedicata a Bologna, nella quale
interpretava il poeta cantante Giulio Cesare Croce che, nella trama del film,
rivive nei secoli le vicende della città, accompagnando questo percorso con
canzoni tratte (in parte o integralmente) da testi originali di Croce. Altri
interpreti del film furono Claudio Cassinelli e Piera Degli Esposti che
interpretavano entrambi personaggi storici della città.
Come attore ha
inoltre partecipato ai film I giorni cantati (1979, regia di Paolo Pietrangeli),
la cui colonna sonora contiene la sua canzone Eskimo e Canzone di notte nº2;
Musica per vecchi animali (1989, regia di Umberto Angelucci e Stefano Benni,
tratto dal romanzo di quest'ultimo Comici spaventati guerrieri); Radiofreccia
(1998, esordio registico del cantautore Luciano Ligabue); Ormai è fatta (1999,
regia di Enzo Monteleone); Ti amo in tutte le lingue del mondo (2005), Una
moglie bellissima (2007) e Io & Marilyn (2009), tutti diretti da Leonardo
Pieraccioni. Nella colonna sonora di Nero (1992, regia di Giancarlo Soldi) è
contenuta la canzone Acque, mentre come musicista ha scritto la colonna sonora
di Nené (1977, regia di Salvatore Samperi).
Filmografia
Fantasia, ma non troppo, per
violino (1976)
I giorni cantati (1979)
Le lunghe ombre (1987)
Musica
per vecchi animali (1989)
Radiofreccia (1998)
Ormai è fatta! (1999)
Ti
amo in tutte le lingue del mondo (2005)
Una moglie bellissima (2007)
Io e
Marilyn (2009)
Discografia
Guccini è legato alla EMI
Italiana dal 1967, risultando l'artista italiano da più anni sotto contratto con
questa casa discografica e il secondo nel mondo dopo Paul McCartney.
Album
1967 – Folk
beat n. 1
1970 – Due anni dopo
1970 – L'isola non trovata
1972 –
Radici
1974 – Stanze di vita quotidiana
1976 – Via Paolo Fabbri 43
1978
– Amerigo
1981 – Metropolis
1983 – Guccini
1987 – Signora
Bovary
1990 – Quello che non...
1993 – Parnassius Guccinii
1996 –
D'amore di morte e di altre sciocchezze
2000 – Stagioni
2004 –
Ritratti
Raccolte
2006 – The Platinum Collection
2010 – Storia di altre
storie
Live
1973 – Opera buffa 1979 – Album concerto (con i Nomadi)
1984 – Fra la
via Emilia e il West
1988 – ...quasi come Dumas...
1998 – Guccini Live
Collection
2001 – Francesco Guccini Live @ RTSI
2005 – Anfiteatro Live
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